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Osteopatia e Sport

Se la terapia manuale osteopatica rappresenta un valido aiuto per il benessere di tutti, è semplice pensare come possa essere determinante per chi di muscoli, tendini e legamenti ne fa il proprio strumento di lavoro quotidiano, ovvero lo sportivo.

Chi scrive questo articolo sa quanto sia vero questo concetto, avendo maturato esperienze sia sul campo, da pallavolista professionista, sia nello staff medico di importanti società, soprattutto di pallavolo e calcio.

«Mi piace paragonare la figura dell’osteopata ad una sorta di “meccanico” degli umani, in grado prima di studiare la statica e la dinamica di un corpo, e poi di correggere mediante tecniche specifiche le tensioni a carico di determinate zone critiche; questo lavoro è fondamentale sullo sportivo per due motivi:

  • Perché si possono prevenire infortuni che potrebbero risultare semplicemente da uno scompenso funzionale protratto nel tempo ed esasperato dall’attività e/o dai traumi;
  • E soprattutto perché, mettendo in condizione un corpo di muoversi ed esprimersi con la massima elasticità, forza e coordinazione, l’osteopata è in grado di migliorare la performance dell’atleta».

Questo discorso si può allargare dai praticanti professionisti a quelli dilettantistici ed occasionali, che sono ancora maggiormente a rischio.

«Da ex praticante, il contesto sportivo rappresenta per me l’ambito ideale e più piacevole in cui esercitare la mia professione di osteopata; ogni giorno ho l’onore e l’onere di trattare atleti professionisti ed è evidente quanto sia possibile permettere loro di sfruttare al meglio le proprie potenzialità psico-fisiche. Dunque “prevenzione e performance” solo con “tagliando” dall’osteopata di fiducia».

Cosa è l’Osteopatia?

Ci troviamo nel Missouri (America) del XIX secolo; un giovane medico di nome Andrew Taylor Still, praticando il suo lavoro, sente di non fare abbastanza nei confronti dei suoi pazienti: egli ritiene che i protocolli convenzionali indaghino troppo poco su quelle che possono essere le condizioni che favoriscono l’insorgenza di uno stato patologico. Mosso dalla grande passione per la pratica medica e stimolato dalla percezione della complessità dell’organismo umano, Still pone le sue mani sul corpo del paziente ed è come se ci stabilisse un dialogo: il suo è soprattutto un “ascolto” dei tessuti, e ben presto in lui emerge la consapevolezza della presenza di una forza intrinseca all’essere vivente che tende all’autoregolazione e quindi alla guarigione.

È così che nasce l’osteopatia (parola composta da “osteon” – osso e “pathos” – sofferenza), insegnata nella prima università, la BaKer University.

Gli allievi di Still tramandano a loro volta il potere curativo della pratica manuale e ne vengono diffuse le tecniche anche negli altri continenti, soprattutto in Europa.

Ma che cos’è l’osteopatia?

È una medicina globale, perché considera l’organismo umano nella sua completezza e complessità, e manuale, perché si avvale esclusivamente degli stimoli terapeutici indotti dalle mani dell’operatore.

Il processo di presa in carico del paziente è preceduto da una scrupolosa e soprattutto personalizzata analisi del caso specifico e si rivolge ad uno spettro molto ampio di problematiche: posturali, viscerali, muscolo-scheletriche, fasciali, sistemiche, etc.

Anatomia, Anatomia, ed ancora Anatomia”: il motto che Still ripeteva ai suoi allievi sottolinea l’importanza della precisione con cui vengono manipolati i tessuti corporei. È essenziale tuttavia considerare un altro aspetto collegato all’approccio manuale, il lato psico-somatico: Still infatti diceva ai suoi seguaci “quando poni le mani sul corpo di un paziente, non dimenticare che vi abita un’anima vivente”.

Come agisce l’Osteopatia?

I principi meccanici su cui l’osteopatia si basa sono vecchi quanto l’universo” (Still).

La frase enunciata dal fondatore dell’osteopatia esprime lo spirito che anima chi pratica la filosofia e le tecniche osteopatiche: la finalità non è di fare un passo in avanti rispetto alla medicina tradizionale, troppo concentrata sui rimedi e le soluzioni alle patologie, ma di fare un passo indietro, per chiedersi perché, per capire le cause che preparano o favoriscono l’insorgenza di condizioni disfunzionali.

Facendo un esempio è come se un giorno, mentre guidiamo la nostra macchina, notassimo una spia accendersi, di cui non conosciamo il significato: di fronte a questo inconveniente bisogna ammettere che molto spesso l’atteggiamento della medicina – soprattutto della nostra medicina occidentale dell’era del “tutto e subito” – sarebbe quello di spegnere quella fastidiosa spia che provoca ansia e preoccupazione; l’osteopatia, al contrario, si chiederebbe cosa c’è che non va ed andrebbe a fondo del problema, risolvendolo e scongiurando nuovi episodi.

Basta pensare a quanto facilmente si ricorre a farmaci antinfiammatori, antibiotici e ansiolitici ed a quanti esami diagnostici ed operazioni chirurgiche evitabili vengono eseguiti…

Il nostro organismo è altamente complesso e risulta dal patrimonio genetico che ciascuno di noi ha ricevuto e soprattutto da tutti i condizionamenti ambientali che vengono forniti giornalmente (lavoro, alimentazione, traumi, stress, aspetti caratteriali-emotivi): questo sistema per stare in salute deve mantenere un equilibrio costante, che viene spesso turbato dai diversi fattori elencati precedentemente. L’osteopata, informandosi sulle situazioni che hanno portato il paziente a soffrire ed analizzando manualmente le zone critiche legate al problema, è in grado di essere d’aiuto; egli in realtà non guarisce, ma permette con le sue manovre all’organismo di sfruttare al meglio i propri fenomeni innati di autoregolazione, al fine di trovare il proprio benessere.

L’osteopata moderno è una figura professionale che si pone allo stesso livello del paziente, lo ascolta senza giudizio e cerca, partendo da un ginocchio, una spalla o uno stomaco, di restituire un equilibrio migliore al sistema intero, l’organismo.

Cosa cura l’Osteopatia?

La domanda andrebbe riformulata…

Perché?

Perché l’osteopata è un operatore del benessere, non della patologia; egli non guarisce, ma pone l’organismo nelle migliori condizioni per guarire.

Dunque sarebbe più opportuno chiedere:

“Quali sono quelle affezioni che possono usufruire e beneficiare della pratica osteopatica?”

L’osteopata può trattare e tratta una grande varietà di pazienti con ottimi risultati (si stima che in Italia, che non è certo un paese pioniere del movimento, 10 milioni di persone scelgano questo approccio terapeutico): qual è il suo segreto? Il segreto è il sostegno di un grande alleato, l’organismo del paziente, il quale, ricevuti gli giusti stimoli, fa di tutto per ritrovare l’equilibrio, e quindi il benessere.
Prima di passare in rassegna le principali indicazioni, va fatta una precisazione tecnica: l’osteopata stabilisce di dover trattare delle zone risultate positive a test specifici. Queste aree rappresentano le disfunzioni del paziente. Ma che cos’è la disfunzione? Essa indica la “terra di mezzo” tra la salute e la patologia, tra il fisiologico e l’afisiologico. Intervenendo su queste zone, l’operatore spezza delle catene funzionali che potrebbero potenzialmente portare alla manifestazione di sintomi anche a distanza.

Ma vediamo adesso i più frequenti casi gestiti negli studi osteopatici:

  • Cervicalgie, dorsalgie e lombalgie, che possono essere provocate da cause meccaniche o di altro genere (viscerale, metabolico, neurologico, circolatorio) e saranno pertanto trattate in maniera specifica;
  • Disturbi dell’apparato locomotore, correlati ad una cattiva postura o a sovraccarichi funzionali, come ad esempio tendiniti e rigidità muscolari;
  • Disordini dell’apparato gastro-intestinale, come reflussi, gastriti, coliti, etc., dove la mano del terapeuta può sciogliere le aderenze dei tessuti e restituire mobilità e funzionalità agli organi;
  • Disfunzioni dell’apparato masticatorio, le classiche malocclusioni di cui si parla tanto oggi, perché possono condizionare pesantemente il benessere del paziente, e che spesso portano ad un rapporto diretto di collaborazione dentista-osteopata;
  • Problematiche del neonato come torcicollo congenito, colichette, reflusso, plagiocefalie (alterazioni della forma del cranio), molto reattive al trattamento;
  • Somatizzazioni di stati emotivi (tensione nervosa, ansia, etc); i malesseri psico-somatici sono infatti oggi universalmente riconosciuti anche dalla medicina tradizionale: il corpo e la mente sono due entità strettamente legate.

Si può dunque affermare che l’osteopatia rappresenti un valido aiuto per tutti.